Budda,
alcune notti ci mordono l’anima più di altre, altre ci graffiano il viso in maniera insopportabile altre ancora le passiamo resistendo al dolore causato dai pugni ricevuti. Si soffre e non si vede la fine di questo stato causato dalla nostra solitudine. Nelle nostre giornate incontriamo una miriade di persone che parlano ridono telefonano, ma quando ti ci fermi a parlare (quelle poche volte che concedono la loro “essenza”) si capisce che è vero ti è andato tutto storto, sei solo, nel tuo orizzonte non percepisci un futuro o meglio senza IL futuro che avevi provato a costruire con tenacia, ma capisci altresì che della loro non-solitudine tu non ci fai un cazzo perché è finta, l’unica cosa che contraddistingue loro é il vuoto che hanno dentro, nell’anima.  Ecco credo che il punto sia questo: il vuoto dentro dentro le persone. Una sorta di buco nero che fagocita tutto e non lascia riaffiorare più nulla perché non hanno niente che abbia la forza di sottrarsi alla gravità di quel buco nero, sono talmente desolanti che non sembrano che abbiano mai vissuto veramente. Da quello che scrivi tu sei un uomo che ha vissuto, hai disegnato il tuo futuro ma soprattutto, benché solo, non sei una persona vuota, porti con te la tua esperienza, il tuo amore, il tuo ricordo e chissà, forse anche molti rimpianti e questo fa di te un uomo che vuole e deve vivere per quanto merita e che deve raccogliere per quanto ha seminato. Chissà un giorno ti ritroverai inavvertitamente con una matita in mano a riprogettare ancora il tuo futuro, ne hai la sensibilità e capacità, in cui ti sentirai molto meno solo ma soprattutto quel buco nero che cerca di annullare tutto te stesso scomparirà davanti alla tua forza e personalità e tu mi sembra che ne hai da vendere.
Con stima 

Alcuni confondono la solitudine con poter pianificare le proprie giornate in santa pace, senza nessuno a cui badare o ascoltare, fare quello che gli pare, dormire o andare in giro senza dover rispondere a nessuno.
Questo, cari miei, non è solitudine, questo è star da soli, che è tutt’altra cosa.
Sia chiaro che la solitudine non è solo e sempre uno stato negativo, la solitudine è meditativa, aiuta una persona a conoscere meglio il proprio
io interiore, in un certo ci costringe a riflettere, a fermarci un attimo e pensare.
Insomma, a volte lo solitudine è utile per accendere il cervello, per davvero.

Solitudine affettiva ..
Una dei motivi per la solitudine è da trovarsi nel dolore dopo la morte di una persona cara, infatti a volte l’elaborazione del lutto porta una persona ad isolarsi per un periodo di tempo, magari qualche mese.
Se però questa solitudine si protrae, invece di durare qualche mese comincia a durare anni, allora c’è decisamente qualcosa che non quadra, la solitudine si è presa la tua esistenza e non sai come affrontare la solitudine.
 

Capire la propria solitudine è un passo fondamentale, utile innanzitutto a conoscere se stessi, a volte richiede un grande sforzo proprio perché, a volte, si ha paura di conoscere veramente chi siamo, i nostri pensieri ... carissimo prende questa consappevoleza che te è arrivato como un momento per la tua crescita personale ascoltati ... ma davvero ... ascolta la tua anima che ti urla ... è il momento di fare cambiamenti nella tua vita ... se sincero con te steso e poi tutto cambierà ... baci

Caro Budda,
 in certi momenti si puo solo pensare che i dolori, che possono essere di varia origine e natura, che un essere umano prova non solo rinforzano ma fanno godere e risaltare  di più le gioie quando si riesce a trovare una via d'uscita.
 Lo spero insieme a te......

Caro amico Budda, il mio pensiero è che la solitudine si crea dentro di noi in conseguenza a problemi o circostanze che ci accadono con il passare degli anni.
Proprio per questo immagino che la medicina giusta sia reagire con la nostra testa, trovare la via, le persone, che ci possono aiutare ad uscirne, crearsi delle situazioni per non cascarci, perchè credo che il passo successivo posa essere la depressione, ben più maligna.
Mi auguro e penso che siano tormenti momentanei, almeno mi pare di capire dal tuo scritto, e che non sia assolutamente lo "star da soli".
Se ti può rincuorare, si dice che chi soffre di solitudine, in genere, abbia un Q.I. più alto del normale. E posso capire il perchè, ma non sto a tediarvi in merito, non vorrei offendere nessuno.

Caro Budda, mi hai commosso con il tuo racconto. Non è facile mettere a nudo le proprie debolezze. La vita è cosi come una molla, ci porta in basso per risalire più forti. Non demoralizzarti quando le cose non vanno, esse possiedono una ragione, a volte una nostra ragione, altre volte una ragione che non ci appartene, ma ci ferisce per la nostra sensibilità. Sii forte ,quel momento "no" passerà. 

L'ho riletto un paio di volte questo articolo eppure no, non ho trovato neanche una riga che mi descrivesse una delle parole del titolo ovvero Gioia.. no, non ho sbagliato a leggere non c è proprio traccia, una piccola descrizione almeno di questa Gioia che dici di provare nell incontro con la donna di turno che ti intratterrà con le sue mani e i suoi sorrisi tra coccole e massaggi...peccato, avrei piacevolmente letto qualcosa in proposito, come la luce di una candela tra il buio della stanza, in questo caso tra il buio di queste parole di solitudine solitudine che appare così dolorosa. Mi sono tornate in mente le parole di un Maestro contemporaneo, mi sono tornate utili tempo fa, le trascrivo: """"          Non cercare la pace. Non cercare nessun’altra condizione che quella in cui ti trovi adesso; altrimenti, innescherai un conflitto interiore e la resistenza inconsapevole.
Perdonati per non essere in pace. Nel momento in cui accetti completamente l’assenza di pace, essa si trasforma in pace. Tutto ciò che accetti pienamente ti farà raggiungere la pace. Questo è il miracolo della resa.
Quando accetti le cose come stanno, ogni istante è il migliore."""-- E.TOLLE.

Caro budda, innanzitutto è davvero pregevole mettersi a nudo innanzi ad un tema tanto delicato.
Ho sempre pensato che la solitudine abbia dei connotati positivi, sempre che sia ricercata ed inseguita da noi stessi in determinati periodi della vita, in cui si senta il bisogno di confrontarsi con il proprio io.
Invece ritengo che la solitudine perpetua ed estremizzata, scaturente dalle circostanze o dalle decisioni della vita, porti meno giovamento.
Mi terrorizzerebbe molto non avere la possibilità esprimere i sentimenti della mia vita alle persone a me care che possano contribuire ad alleviare ferite e condividere gioie.
È un tema molto sensibile e ti ringrazio per lo spunto riflessivo.
Un abbraccio.

Caro Budda,
Ho letto con grande interesse e trasporto la tua riflessione e i commenti in risposta ma, a costo di ripetere osservazioni già fatte, ci tengo a lasciarti un mio personalissimo pensiero.
La solitudine l'ho sempre considerata una mia fedele, quanto incostante, compagna di esistenza (fedele perché se ne guarda bene dall'abbandonarmi totalmente). Penso che molti considerino la solitudine alla pari di una fredda presenza, che ti segue nella tua quotidianità, contemplandoti da lontano, in agguato, pronta a manifestarsi nel momento in cui abbassi le difese e non ti ritrovi circondato da persone e affetti che ti facciano sentire protetto. Non mi sento di dare torto a chi ha questo punto di vista, avendo io, in prima persona, rifuggito e guardato con avversione il sentirsi (più o meno frequentemente) soli. Se noti ho utilizzato il termine "sentirsi" piuttosto che "trovarsi", perché considero la solitudine una condizione dell'anima che può certamente essere rafforzata da situazioni e stimoli esterni alla nostra sfera emotiva/interiore (che viene inevitabilmente toccata) ma che si genera dalle profondità del nostro essere. Per cause dipendenti e non dalla mia volontà ho sperimentato spesso quella sensazione di malinconico smarrimento che mi prendeva la sera, quando tutta la frenesia e il dinamismo della giornata lasciava spazio al silenzio e alla tranquillità. Obbligato a confrontarla, con iniziale fatica e resistenza, ho imparato quanto lo stare da soli, può essere uno strumento utilissimo, se dosato nella giusta misura.
Dai momenti trascorsi da soli, si può instaurare un dialogo con la propria interiorità, ci si può scoprire, comprendere con maggiore chiarezza le sfumature della propria personalità, come si evolvono le nostre più profonde emozioni. Si possono definire obiettivi, analizzare pregi, difetti della propria persona e dei comportamenti che si mettono in atto giornalmente, riflettere, lavorare sulla propria crescita personale, approfondire questioni accantonate da tempo e, essenzialmente, immergersi a capofitto in sé stessi. Questi momenti di contemplazione e consapevolezza possono portare grande chiarezza nella propria vita e anche un ottimo livello di indipendenza emotiva. Si impara a convivere con se stessi, potendo poi permettersi di scegliere, liberamente e consapevolmente, le persone di cui circondarsi non per la necessità impellente di non trovarsi mai soli ma perché si vuole davvero costruire un rapporto sano, fatto di profondi valori di amicizia, reciproco rispetto e fiducia. Detto ciò, ovviamente, questi momenti di solitudine possono essere, per così dire, "controllati" oppure, a volte, ci si può ritrovare travolti dalla nostalgia, dall'incertezza e da una certa irrequietudine. L'unico consiglio che mi sento di dare é di accettare che si sta vivendo una particolare situazione, che si stanno provando certe emozioni e cercare il più possibile di tenere impegnata la mente (e perché no, anche il corpo) allontanandola e distraendola dall'eventuale possibilità di indugiare nella tendenza a razionalizzare i propri stati d'animo e le proprie reazioni emotive. Es. Quando mi trovavo la sera a soffrire particolarmente un momento di solitudine e abbandono la prima cosa che facevo era alzarmi dal letto e fare cose. Non mi interessava se fosse andare a correre, scrivere, leggere, ascoltare musica, guardare tv, ecc...mi tenevo attivo finché quello stato d'animo non era passato lasciando spazio a una sana stanchezza e anche a una certa calma mentale.
Sicuramente se queste situazioni di solitudine sono frequenti e prolungate potrebbe essere una sorta di segnale  , quasi come una spia dell'auto, che ci vuole far capire che magari ci sono ancora delle situazioni che non abbiamo affrontato e risolto, dei punti su cui lavorare, degli aspetti di noi stessi e del nostro rapporto col mondo esterno e interiore da perfezionare e approfondire.
Ovviamente tutto quello che ho scritto é frutto di una mia personalissima valutazione e riflessione, spero possa in qualche modo aiutarti o esserti di conforto in questa situazione. Hai tutto il mio supporto!
Mi dispiace essermi dilungato così tanto ma é un argomento che mi sta particolarmente a cuore (complimenti in ogni caso a chi ha avuto la tenacia e la pazienza di leggere fino a qui).
Un caro saluto!

Non c'è nulla di male passare una notte in bianco.E non si è mai soli, siamo noi con i nostri pensieri:problemi che sembrano irrisolvibili, ostacoli insormontabili, molte volte non riusciamo a focalizzare la soluzione quando il +volte è a portata di mano.C'e' una voce interiore che ci dice:tu sei +forte delle difficoltà, vedrai che supererai anche questo momento:bisogna saperla ascoltare questa voce,è la nostra voglia di vivere.Budda,ti senti felice con i massaggi?chi ti vieta di farli,è il tuo microcosmo di benessere:fai sempre del bene a te stesso e vedrai che lasciata la frenesia del giorno arriverà la carezza della notte ,se è vero come recita il vecchio adagio:la notte porta consiglio..è successo anche a me ,3 mesi fa.Dopo tanto tempo ho passato delle notti in bianco ,mi sono crogiolato nella sofferenza però la musica mi ha aiutato:sono riuscito a incanalare il mio dolore nei testi delle canzoni che rievocavano dei ricordi piacevoli o meno ma pur sempre vissuti intensamente. Come la canzone che sto ascoltando adesso:
Non si può restare soliiii, certe notti qui,che se ti accontenti godi,così così !!!!
Certe notti sei sveglio, o non sarai sveglio mai,
Ci vediamo da Mario, prima o poi.....