Il divano, i ricordi - Massaggi a Milano

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Il divano, i ricordi

Racconti - 15/04/15 - Autore: Provoltz
Domenica mi è successa una cosa strana, sono andato a fare un massaggio. Strana, e perché? Ne ho fatti talmente tanti di massaggi in questi anni che di strano non vi è proprio nulla. Semmai la cosa è stata strana perché ne sono uscito realmente felice, eppure non sono successe cose diverse da quelle che normalmente  mi accadono.
Ho meditato e alla fine ho concluso che la differenza è stato quello che definiamo "social time". Era da tempo che non succedeva in un centro cinese. Oramai, la maggior parte, sono stati portati, cosa dovuta, almeno in parte, alla nostra stupidità, oltre che dal senso degli affari delle cinesine, a livello di segheria industriale; difficile trovare le ebaniste di tanti anni orsono.
Ero nel centro di via De Marchi, su una delle due poltrone rosse per il plantare e mi sono fermato a chiacchierare con Angelina. Il massaggio era finito, lei non aveva nessun obbligo nei miei confronti, eppure siamo stati lì a parlare; un paio di mandarini, una caramella, tanto per far passare il tempo, di sicuro il fatto che lei l'italiano lo mastichi aiuta, però quando si vuole ci si capisce.
Allora mi è tornato alla mente il divano di Lomazzo, quante volte mi ci son fermato a chiacchierare, magari a sbocconcellare il pasto delle ragazze, con le ragazze.

Mai nessuno di noi si era lamentato per l'odore del cibo, si scriveva lo stesso ma questa cosa non dava proprio fastidio, forse c'era  meno puzza sotto il naso.
Adesso siamo abituati a centri massaggio cinese di livello superiore, dove la privacy deve essere sovrana; in quel centro c'era addirittura lo stanzone in fondo con tre lettini, separati solo da tende che venivano tirate, ne ho fatti di massaggi con un altro avventore dall'altra parte del drappo, mai che mi sia lamentato.
Alla fine son giunto alla conclusione che quel mondo mi manca; intendiamoci, so benissimo che non si potrà ripetere, che è passato e basta.

Che bello però ricordare, quel divano, quelle ragazzine: Giulia, Cristina, Cocò, Angela; Emma alla cassa che presiedeva il tutto. Mi vien quasi da pensare a ricordi in bianco e nero, dagherrotipi di un'altra era.
Così come la parte di dietro del Po Thong, quell'aria umida, da cantina, le docce in cui l'acqua non andava giù, le decals antiscivolo rosa a forma di piede. Le ragazze che andavano e venivano nella piccola reception, la stanza in fondo, quella riservata e chiusa; quella dove ti portavano per darti il di più. Quella  con i vetri colorati, dove ti facevano solo il thai tradizionale, con l'asciugamano messo a coprire il buco della chiave, altrimenti le altre spiavano.
Le cantine di Aleardi o il suo soppalco, la stanza di dietro di Niccolini con quel tappeto fatto più di acari e polvere che di lana, forse quello c'è ancora.

 
Le giornate passate alla ricerca di un posto nuovo, senza guide, senza internet; con Secondamano che pian piano sgualciva tra le mani. Le dritte rimediate qua e la, tra gli amici, nei bar; magari intortandosi un cinese che ci indicasse una nuova meta, presa dai loro giornali.
Forse sarà la vecchiaia, la nostalgia o forse solo la prossima frontiera dell'intrigo, chissà?
So che Domenica mi sentivo bene, andando verso casa, mi sentivo, ecco ….. più giovane.

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Autore: evamassagi
Piace a - Commenti: 18
Mi fa molta tristeza  quando le persone mi chiamano e lo primo che me chiedono è  .. il finale  ... come fin
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