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Uno, nessuno e centomila.

Racconti - 01/02/20 - Autore: Davisson

Gengè, meglio conosciuto come Vitangelo, si accorge di una sua imperfezione fisica, la moglie infatti gli fa notare che il suo naso è leggermente storto e pende verso destra. Questo lo manda un po’ in crisi, anzi gli causa proprio una crisi di identità: non essendosi mai accorto di quel piccolo difetto inizia a domandarsi se i suoi conoscenti possano avere un’immagine diversa da quella che lui ha di sé. Così il nostro inizia a credere che ognuno è composto da più entità (centomila), da diverse esistenze che abitano lo stesso (uno) corpo, si rende conto di non essere “Uno”, un essere umano completo e unico, ma di essere "centomila", risultato del riflesso delle prospettive degli altri. Quindi è tanti o, peggio, "nessuno", nessuno perché non c’è un’entità che ha il sopravvento sulle altre. Questa presa di coscienza gli fa saltare tutte le certezze costruite nell’arco della vita,  sconvolgendolo. Giunge così a toccare il picco della sua angoscia esistenziale ed è da qui che, cercando di distruggere tutte le forme che gli altri gli attribuiscono e che lo rendono “centomila”,  decide di dimostrare che le idee che gli altri hanno di lui, non corrispondono al reale. Inizia quindi catarticamente a compiere una serie di gesti folli e insulsi. Non ritenendoli sufficienti ad affermare la propria immagine verso gli altri si spinge oltre: rinuncia ad ogni identità, rifiuta di essere inquadrato in visioni prestabilite e, abbandonandosi alla vita e al caos che la governa, si adatta di volta in volta alle cose che lo circondano. 

L'identità quindi diventa una prigione: le identità che gli altri impongono a Vitangelo gli sottraggono la libertà di essere,  decide così scientemente che, le immagini che gli altri hanno di lui devono andare del tutto distrutte ed è così che Vitangelo, per trovare un po’ di serenità è costretto a rinunciare ad “uno”, per rinascere ogni giorno nuovo e senza ricordi. 

Alla fine del romanzo Vitangelo spiega come questo fluire sia un vero abbandonarsi alla vita, un «rinascere attimo per attimo», una fusione totale con la natura e il mondo circostante: «muojo ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori». Vitangelo dall’“uno” che era all’inizio del romanzo si scopre quindi “nessuno” e infine “centomila”, perché è finalmente parte di tutte le cose, rinunciando alla sua originaria e fittizia identità.

Quelle che sembravano pazzie diventano così un livello superiore di saggezza di fronte a pregiudizi e convenzioni che imprigionano il libero pensiero, si, Vitangelo ha perso i suoi averi ma ha guadagnato la libertà!

Perché questo riassunto mi chiederete? Non è semplicemente cambiando nickname e continuando a comportarci come con i nick precedenti che riusciremo a superare il malessere con cui viviamo in questa comunità virtuale, dobbiamo prima distruggere l’idea che ci siamo fatti di noi stessi e solo dopo possiamo rinascere con un nuovo nickname.

Senza acredine.

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